L’Osteria di Marechiaro apre la stagione estiva 2011 del Teatro di San Carlo
Scritto da admin in teatro
dall’11 al 14 giugno 2011
Teatro di San Carlo
L’OSTERIA DI MARECHIARO
di Giovanni Paisiello
libretto di Francesco Cerlone
direttore Donato Renzetti
regia Roberto De Simone
regista collaboratore Mariano Bauduin
scene Nicola Rubertelli
costumi Odette Nicoletti
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Lesbina Monica Bacelli – Chiarella/Spiritello Marina Comparato – Il Conte di Zampano Filippo Morace
L’abate Scarpinello Antonio Siragusa – Il Marchese Olivieri Raffaello Converso – Dorina Mina Yamazaki
Carl’Andrea Domenico Colaianni – Federico Arianna Donadelli – Peppariello Biagio Abenante
Orchestra del Teatro di San Carlo
Allestimento del Teatro di San Carlo
Il San Carlo propone il fortunato allestimento andato in scena per la prima volta nel 2001 dell’Osteria di Marechiaro, commedia di Giovanni Paisiello, riscoperta e rivisitata da Roberto De Simone. Un concetrato di azione, musica versatile e divertente, e scenari incantati della “mitologia” napoletana.
The San Carlo presents the successful performance of the Osteria di Marechiaro staged for the first time in 2001, a comedy by Giovanni Paisiello, rediscovered and revisited by Roberto De Simone. A concentration of action, versatile music and fun, and enchanting sceneries of the Neapolitan “mithology”.
foto Francesco Squeglia
ALL’OSTERIA, ZONA DI TRANSITO E SOSPENSIONE TEATRALE L’Osteria di Marechiaro, opera musicale composta da Giovanni Paisiello su libretto di Francesco Cerlone, apre la Stagione Estiva del Teatro di San Carlo di Napoli. A Roberto De Simone la regia dello spettacolo sottoposto ad una personale revisione ed elaborazione drammaturgica in due atti. Direzione d’orchestra limpida e impeccabile firmata da Donato Renzetti.La scrittura, convertita in canto della presenza da una regia attenta alla corporeità attoriale e alla comunicazione metalinguistica, risplende oggi come attento intarsio di parole ed espressioni estrapolate dal linguaggio vernacolare, dall’uso colloquiale, fino ad evaporare attraverso aulicismi di provenienza metastasiana.
Vitale, la scena diviene testimone di una cultura elevata che scorre, sorniona, dalle labbra dell’Abate Scarpinelli, ancora diviene contrasto cromatico d’atmosfere popolari ruotanti intorno alla taverna e all’alea del gioco della morra. All’impiego delle arie che fremono di malinconia silenziosa, fanno sponda recitativi dai toni grotteschi o scene d’assieme in cui terzetti fondono stati psicologici e canti da taverniere.
I temi riemergono dall’acclamata Commeddeia pe mmuseca, diffusa nel settecento presso Lo Triato de li Shiorentine, e si alimentano d’una nuova concezione teatrale che guarda al fiabesco. Ben note al De Simone sono le fonti letterarie d’ascendenza fantastica che influenzarono la stesura del libretto, le suggestioni esotiche derivanti da Le Mille e una notte, le apparizioni dell’Jinn mutato in Spiritello che supplica, come angelo meccanico vestito d’artificio spoglio, «Tu che vieni in questo loco sventurato forastiero Deh! sollevami dal foco raddolcisci il mio penar. Ah caro Conte mio, io son serrato e dentro d’un’ampolla condannato». Noti anche gli echi provenienti dalla fiaba Lo cuorvo, presente nella quarta giornata de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, che riversano sul palco pietrificazioni d’incantesimi in forma umana.
La direzione di De Simone reinventa la comunicazione scenica attraverso l’informazione dell’elemento favolistico, primario effetto della visionaria magia, motivo ontologicamente pertinente alle apparizioni della sfera del teatro.
Magia e metamorfosi del personaggio, riflesso in un processo d’inversione della scena divenuta «Orrida Stanza», sono i cardini di fondazione di una poetica teatrale che crea aderenza tra fiaba e rappresentazione, sperimentando l’altrove surreale nei tempi e negli spazi del teatro. Se viene dato alla lingua il compito di evocare immagini fantastiche, questa riesce nel suo intento se strutturata nella codificazione musicale. Il canto è, in maniera pulsante, la formula incantata che evoca un sortilegio, che apre alla falsificazione operata dal mascheramento…
Limpida la direzione dell’Orchestra del Teatro San Carlo firmata da Donato Renzetti; intensa la performance degli interpreti Marina Comparato ( Chiarella/Spiritello), Monica Bacelli (Lesbina), Filippo Morace (Conte di Zampano), Mina Yamazaki (Dorina), Antonio Siragusa (Abate Scarpelli). Accanto a loro, capaci di completare un quadro di tipologie armonizzate, foriere di retroterra caratteristici diversi e in solida relazione, Arianna Donadelli (Federico), Domenico Colaianni (Carl’Andrea), Raffaello Converso (Marchese Olivieri), Biagio Abenante ( Peppariello), hanno contribuito alla definizione di uno spettacolo dinamico per ritmo, corpo e cromie. Sogno, ombre vaporose di sogno in scenari possibili, pieghe del fiabesco, meccanismi del riso basso condotto al massimo dell’espressività dalla sublime partitura di Paisiello.
È il San Carlo, splende, non solo per pregi architettonici.
Napoli, Teatro di San Carlo, domenica 12 giugno 2011
Christian Iorio per
ARTEATRO
www.arteatro.eu
“L’Osteria di Marechiaro” conquista il “San Carlo”
Il pubblico napoletano ha accolto con entusiasmo “L’Osteria di Marechiaro”, commedia in due atti di Francesco Cerlone su musica di Giovanni Paisiello, andata in scena al Teatro di San Carlo nella revisione ed elaborazione drammaturgica curata da Roberto De Simone.
Il noto musicologo partenopeo si è detto invece scontento delle sonorità del Teatro dopo il restauro. Non è la prima volta che presenta una sua opera dopo i lavori di ripristino effettuati, ma nel “Pergolesi in Olimpiade” l’Orchestra era posizionata sul palcoscenico dietro ai cantanti. Stavolta, con l’orchestra in buca, egli sostiene che sia peggiorata la qualità del suono che si percepisce in sala. La soprintendente, Rosanna Purchia, da parte sua, ha assicurato che i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti nel rispetto dell’alta qualità acustica preesistente, d’altra parte tutti gli artisti che si sono alternati finora sul palcoscenico del Massimo napoletano si sono detti soddisfatti dell’acustica. Riccardo Muti, che ha tenuto già tre concerti dopo i sopracitati lavori, si è inserito nella polemica sostenendo che il risultato acustico della sala e del suono proveniente dal palcoscenico è senz’altro “più nitido e certamente migliore, rispetto alle sue precedenti esperienze trentennali al Teatro di San Carlo”.
Tornando all’opera di Paisiello e al libretto di Francesco Cerlone, essa tratta del Conte di Zampano, un dongiovanni galante ma tanto popolare da parlare in dialetto che, dopo aver chiesto la mano di una dama, Lesbina, e poi di un’altra, Dorina, amanti a loro volta dell’abate Scarpinelli e di Federico, si innamora di una terza, Chiarella. Tra varie peripezie, sfide a duello, promesse del Conte e gelosie delle tre donne si giunge finalmente al lieto fine attraverso l’intervento magico di uno spiritello. È interessante notare come la trama rimandi alla vita di Paisiello, che affrontò persino il carcere a causa delle sue tresche amorose. Come osserva lo stesso De Simone “le scene tra Chiarella e il Conte sembrano riferirsi allo spettegolato rapporto tra il musicista e Caterina Catalli, cantante che, scorrendo gli elenchi del Florimo, si produceva esclusivamente in opere di Paisiello”.
L’adattamento di De Simone che taglia molti recitativi e aggiunge nel secondo atto alcuni brani musicali tratti da una farsa, che di solito andava in scena dopo l’opera, si avvale delle pittoresche ma mai scontate scene di Nicola Rubertelli, evidenziate e valorizzate dal sapiente disegno luci di Giuseppe Perrella. Circondati da una cornice ellittica, lo scenografo ci propone le sue gouaches napoletane che sono funzionali al racconto. Così come lo sono i raffinati e ricchi costumi che Odette Nicoletti ha realizzato in tinte tenui e polverose. Si tratta, in sintesi, dello stesso allestimento presentato al Teatro Bellini nel 2001, ma questa volta De Simone ha messo l’accento su una recitazione precisa e attenta alla diverse caratterizzazioni psicologiche dei personaggi.
Il musicologo spiega nelle sue note, come anche la scelta del cast abbia obbedito a questo scopo: “La mia maggiore attenzione è stata rivolta allo stile della vocalità, affidando i ruoli del Conte, di Lesbina, di Chiarella e di Dorina a cantanti con voce impostata classicamente e le parti dell’Abate, del Marchese, di Federico, di Carl’Andrea e di Peppariello a attori-cantanti senza impostazione accademica, bensì educati all’impiego della voce naturale”. Il risultato ha riscosso il favore del pubblico che ha applaudito con particolare calore Marina Comparato, una Chiarella garbatamente popolare; Monica Bacelli, una Lesbina ironicamente sopra le righe, Antonio Siragusa, un Abate Scarpinelli dotato di un sottile e gradevole umorismo.
Consensi anche agli altri componenti del cast, tra cui vanno nominati almeno Filippo Morace, sornione nella parte del Conte; Raffaello Converso, il Marchese, per la presenza scenica; e Domenico Colaianni, irresistibile nella scena della tovaglia. Molti consensi anche per la sapiente direzione d’orchestra, affidata a Donato Renzetti.
3 luglio 2011
Renato Ribaud per
AVANTI !
www.avanti.it